Theatrical Release: 2015-04-09 DVD Release: 1970-01-01 Torrent Release: 21-01-2017 by user
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Movie Genre:
Comedy
Parental Rating:
N/A
Awards:
N/A
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DESCRIPTION
Titolo originale: Uno, anzi due
Paese: Italia
Anno: 2015
Durata: 88 minuti
Genere: Commedia
Soggetto: Maurizio Battista, Riccardo Graziosi, Paolo Logli, Alessandro Pondi
Sceneggiatura: Maurizio Battista, Riccardo Graziosi, Paolo Logli, Alessandro Pondi, Stefano Voltaggio
Fotografia: Fabrizio Lucci
Montaggio: Emanuele Foglietti
Musiche: Gianluca Misiti
Scenografia: Eugenio Liverani
Costumi: Liliana Sotira
Trucco: Giulio Pezza, Maria Lepre, Marco Figliulo, Francesca Iamundo
Effetti VFX: Anonima Disegni
Produttore: Guido De Angelis
Produzione: DAP Italy
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Data di uscita: 09 Aprile 2015 (Cinema)
In piedi sul parapetto di Ponte Milvio, Maurizio (Maurizio Battista) minaccia di farla finita. Al pubblico di passanti assiepatosi intorno all'aspirante suicida, racconta il tragicomico percorso che l’ha portato sin lì. Tutto è cominciato con la morte di suo padre Nando (Ninetto Davoli). Alla dipartita dell’anziano genitore, Maurizio si è trovato subissato dai debiti. Il testamento di Nando svela alcune sorprese: la casa dove Maurizio ha vissuto con suo padre, la moglie e il figlio per tutti questi anni, è in affitto e il bar di famiglia dove ha lavorato tutta la vita è ipotecato. Nando non aveva confidato le sue traversie neppure alla sorella di Maurizio, la vulcanica Suellen (Claudia Pandolfi). Per appianare, almeno momentaneamente, la disastrosa situazione economica, Maurizio non trova di meglio che vendere il bar. Ciononostante, i soldi della vendita sono appena sufficienti a coprire i debiti e le spese del funerale. Ma Maurizio, fedele alla tradizione tramandata dal padre, decide di non svelare alla moglie Luana e al figlio Valerio di essere praticamente in bancarotta: gli stessi si sentono cosi autorizzati di organizzare in grande stile il matrimonio del giovane Valerio (Emanuele Propizio). Come se non bastasse, Luana (Paola Tiziana Cruciani) promette ai due prossimi sposi di lasciare loro la casa di famiglia. Una cosa tira l’altra e Maurizio, incapace di mettere un freno a questa tragicomica sequenza di eventi, dinanzi alle responsabilità a cui dovrà fare fronte, decide di fuggire e si ritrova così sul parapetto del ponte dove lo abbiamo visto la prima volta, pronto a gettarsi giù...
o strutturale, è un atto abbastanza fine a se stesso - senza per forza chiedere allo spettatore di spegnere il cervello.
[b] Le bugie, si sa, hanno le gambe corte, e quando le menzogne si accumulano impietose fino a minacciare l'incolumità di colui che senza pensarci ha cominciato a non dire la verità, allora non resta che il suicidio, meglio se da un luogo alto e ben visibile, dove il gesto possa essere contemplato dal maggior numero possibile di osservatori.
Per farla finita in Uno, anzi due, il romano Maurizio Battista non poteva scegliere che un ponte della capitale, non uno di quelli vicini all'amato quartiere di San Giovanni, ma il simbolo del romanticismo zuccheroso celebrato Moccia & Co. e ancor prima teatro della vittoria di Costantino su Massenzio: Ponte Milvio.
Comincia così la commedia di Francesco Pavolini con protagonista il cabarettista dalla camicia rossa, che pur non segnando il debutto del comico davanti alla macchina da presa, è comunque il primo film in cui la sua verve frenetica e gesticolante è completamente asservita a una storia. Non è cosa da poco per il nostro cinema, visto e considerato che i vari exploit sul grande schermo di imperatori della risata più o meno conosciuti hanno sovente coinciso con una sequela di gag legate da un esile e pretestuoso filo narrativo.
E invece no, stavolta – complice il discreto curriculum televisivo del regista – ci sono un inizio e una fine, un crescendo drammatico, qualche svolta imprevista e un ritmo del racconto sufficientemente scoppiettante.
C'è anche un giusto equilibrio fra l'improvvisazione e il rispetto della pagina scritta in Uno, anzi due. All'inizio si fatica un po' a lasciarsi travolgere dalla samba ballata dal barista della Piramide Cestia, ma una volta avviato il pericoloso gioco delle menzogne di cui sopra, ecco che l'attenzione del pubblico è tutta per la disavventura del povero Giorgio. E allora la danza riprende veloce. Battista non la balla da solo, lasciandosi piuttosto "condurre" da Paola Tiziana Cruciani, che nei panni di sua moglie Luana è brava ad alternare vivaci momenti da "sergente" a pause di tranquillità in cui guarda al futuro con incanto quasi zavattiniano.
Affidandosi alla sua robusta esperienza (nonché al mestiere del "Richard Gere di Cinecittà" Ninetto Davoli e alla solida napoletanità di Ernesto Mahieux), M.B. non deborda mai, non ammicca allo spettatore né si compiace del proprio talento come una prima donna, riuscendo a inserire nel contesto generale anche le sue tirate più note.
Nonostante alcuni personaggi di contorno eccessivamente macchiettistici e dalle reazioni troppo insistite (come i passanti che ascoltano il racconto a ritroso dello sprovveduto bugiardo), Uno, anzi due descrive bene una certa romanità verace anziché coatta, autentica e senza fronzoli invece che arrogante e falsamente snob, legata alla tradizione e contemporaneamente aperta a un'allegra multi etnicità orientata a est.
E poi c'è il tormentone dei matrimoni, spassoso cavallo di battaglia del comico. In questo caso lo sposalizio è uno solo e – fra un trionfo di primi piatti, addobbi e parenti vestiti a festa – ha la funzione di dare una nuova sferzata al film, trasformandolo in indiavolata pochade e avviandolo verso gran finale che sfortunatamente grande non è, dal momento che alcune questioni rimangono irrisolte.
Un'ultima cosa. Fra i "cavalli di razza" di cui Battista si è voluto circondare, vince senza dubbio la corsa Claudia Pandolfi, che rende indimenticabile una donna vulcanica e "ruspante" di nome Suellen. La sua performance è l'ennesima dimostrazione che chi ancora sostiene che al cinema gli uomini facciano più ridere delle donne si sbaglia di grosso.[b]